Mentre la ricerca psichedelica viene quasi sempre presentata dal punto di vista occidentale, con innovazioni che si sono diffuse dai centri europei e nordamericani al resto del mondo, la realtà storica è ben più ricca e variegata. È il caso dell’Egitto che già dalla metà del XX secolo disponeva di centri psichiatrici all’avanguardia che sperimentavano e adottavano nuove forme di terapia, inclusa quella psichedelica. Il Behman Hospital, attivo dal 1940 come primo ospedale psichiatrico privato dell’Egitto, e il Greek Hospital del Cairo erano entrambi luoghi di innovazione in cui i medici mediavano la complessa intersezione tra l’innovazione psichiatrica globale e la cultura egiziana.
A partire dal 1960 il dottor Athanassios Kafkalides sviluppò un sistema terapeutico che definì autopsichognosia, o “conoscenza interiore dell’anima”, usando questa terapia sperimentale presso l’ospedale greco del Cairo e qualche anno dopo pubblicò il primo articolo scientifico sull’applicazione dell’LSD come strumento terapeutico nel trattamento delle psiconevrosi, con un caso di terapia di conversione che sarebbe stato poi citato negli Atti del IV Congresso Mondiale di Psichiatria (Madrid, 1966).
L’LSD-25 (100 fiale di Delysid spedite dalla Sandoz) fu somministrato ad almeno 43 pazienti nell’ambito di un’indagine metodologicamente precisa sull’esperienza prenatale e perinatale, con particolare attenzione alla vita all’interno dell’utero e al processo di nascita stesso. Un modello teorico che anticipava di almeno un decennio la psicologia transpersonale, basato sull’idea che tali stati interni altamente affettivi avessero un significato terapeutico indipendentemente dalla loro verificabilità oggettiva, mettendo così in discussione i fondamenti epistemologici della psichiatria occidentale.
E già nel 1959 il dottor Benjamin Behman e suo genero, il dottor Fathi Loza, scrivevano ai loro colleghi britannici per chiedere informazioni sull’applicazione terapeutica dell’LSD ai loro pazienti psichiatrici.Da qui Behman mise a punto il quadro istituzionale che sarebbe diventato uno strumento per la pratica psichiatrica sperimentale inclusiva di terapia psichedelica.
Questo, in estrema sintesi, il quadro rivelato da Nader Wahba, psicologo clinico e studioso della storia della medicina e della psichiatria in Egitto, in un articolato intervento sul sito web del Chacruna Institute. La riscoperta dei documenti d’archivio (e di una polverosa fiala di Delysid) porta alla luce questo caso importante ma poco o affatto noto e illustra l’estremo eurocentrismo che caratterizza la storiografia psichedelica, rivelando altresì come si siano persi decenni di preziose conoscenze che avrebbero contribuito in modo significativo allo sviluppo di metodi di terapia psichedelica sensibili alle differenze culturali nel mondo odierno.
In altri termini, la diffusione della terapia psichedelica nei contesti culturali non occidentali non consista semplicemente nel trasferire senza problemi i protocolli di ricerca sviluppati in ambienti occidentali in contesti culturalmente diversi. Senza tralasciare lo scambio e la condivisione di tali pratiche autoctone nell’ambito internazionale. Come esplicita lo stesso articolo: “Si tratta piuttosto di un adattamento delicato che viene effettuato nel rispetto delle tradizioni terapeutiche locali, del vocabolario concettuale e dei contesti istituzionali. Gli stessi adattamenti sviluppati dai terapeuti egiziani a metà del XX secolo, dagli orientamenti teorici ai protocolli pratici, fino al vocabolario interpretativo, dimostrano la creatività innovativa che si manifesta quando le pratiche terapeutiche superano i confini culturali”.
Un quadro complessivo in cui acquista ulteriore importanza la ricerca storica condotta dai ricercatori canadesi Erika Dyck e Chris Elcock nell’antologia Expanding Mindscapes: A Global History of Psychedelics (MIT Press, 2023), mirata a decentralizzare questa narrativa dominante e ad aprire così i numerosi contesti internazionali in cui le sostanze psichedeliche sono state studiate, utilizzate e incorporate in varie pratiche terapeutiche e culturali. È una raccolta di saggi inediti che spazia dalla psicoterapia con LSD nella Cecoslovacchia comunista alle prime applicazioni dell’LSD-25 in Sud America fino alla commistione tra modernismo e ayahuasca in Cina. Si citano anche gli scambi avuti dal biologo francese Roger Heim con Roberto Cavanna ed Emilio Servadio nel 1960, un esteso articolo di quest’ultimo apparso sul quotidiano torinese La Stampa centrato sui funghi psicoattivi e Marìa Sabina, e un loro successivo libro che dettagliava le indagini scientifiche al confine tra parapsicologia e LSD. Abbiamo curato un’ampia recensione dell’antologia sul nostro bollettino periodico Oltre n. 0 del luglio 2024 (scaricabile qui in PDF).