Esperto etnobotanico, scrittore, traduttore, editore, chimico dei prodotti naturali e ricercatore nel campo degli enteogeni e dei loro usi culturali e storici, Jonathan Ott se n’è andato il 3 luglio scorso. Fra i tanti progetti, aveva tradotto in inglese, dal tedesco originale, il libro di Albert Hofmann, LSD: My Problem Child (1980) e aveva contribuito a coniare il termine “entheogen”. Molteplici le sue collaborazioni nel campo, inclusi i ricercatori tedeschi Christian Rätsch, Marcus Berger, Jochen Gartz e l’etnomicologo R. Gordon Wasson.
Il suo libro del 1993, Pharmacotheon: Entheogenic Drugs, Their Plant Sources and History viene tutt’ora ritenuto una delle opere più importanti nell’ambito degli enteogeni, in cui descrive minuziosamente oltre 1.000 piante e composti, e copre oltre mezzo secolo di lavoro sul campo. E in Ayahuasca Analogues (1995) identifica numerose piante in tutto il mondo contenenti gli alcaloidi armalinici della Banisteriopsis caapi e le piante contenenti dimetil-triptamina, ovvero i composti chimici alla base della pozione allucinogena sud-americana. Recentemente era stata anzi annunciata una “serie deluxe” composta da dodici suoi volumi in tiratura limitata, tra cui cinque nuovi titoli e cinque nuove edizioni di testi ormai esauriti. Innumerevoli i suoi articoli specializzati, apparsi negli anni su riviste e testate di vario tipo, dal Journal of Cognitive Liberties ad Hight Times alla serie dell’Harvard Botanical Museum.
Viveva da tempo nell’area montuosa di Xalapa, nel Messico sud-orientale, dove curava un giardino botanico e un laboratorio di prodotti naturali. Laboratorio che nel 2010 venne distrutto, insieme agli effetti personali, a causa di un incendio doloso, mentre la maggior parte dell’enorme biblioteca sopravvisse per via del clima umido della foresta. Spesso in viaggio per partecipare a convegni ed eventi vari, nel corso della Breaking Convention 2023 aveva presentato fra l’altro una relazione sulle triptamine sciamaniche da fiuto. E appena tre settimane fa aveva tenuto una lezione al Seminario di “Drugology” (Storia delle droghe) organizzato dagli amici della Fondazione Lobelian.
Un approccio, quello di Jonathan Ott, serio e non speculativo al tema delle piante/sostanze, decisamente “all’europea”. Oltre ad essere sempre molto attento, finanche certosino, su nomi e definizioni (fondamentale il suo contributo per arrivare a coniare il termine “enteogeni”), come rivelano i suoi testi alquanto complessi. Nel tempo non sono neppure mancati contatti o collaborazioni con alcuni autori legati alla Sissc, oltre ad aver firmato un articolo originale sul numero 2 della nostra rivista Altrove (2000): Ayahuasca e analoghi dell’ayahuasca. Enteogeni universali per il prossimo millennio.
Da seguire i numerosi ricordi e testimonianze che continuano ad apparire sulla pagina Facebook della Jonathan Ott Appreciation Society.