RIP Jonathan Ott (1949-2025)

J. OttEsperto etnobotanico, scrittore, traduttore, editore, chimico dei prodotti naturali e ricercatore nel campo degli enteogeni e dei loro usi culturali e storici, Jonathan Ott se n’è andato il 3 luglio scorso. Fra i tanti progetti, aveva tradotto in inglese, dal tedesco originale, il libro di Albert Hofmann, LSD: My Problem Child (1980) e aveva contribuito a coniare il termine “entheogen”. Molteplici le sue collaborazioni nel campo, inclusi i ricercatori tedeschi Christian Rätsch, Marcus Berger, Jochen Gartz e l’etnomicologo R. Gordon Wasson.

Il suo libro del 1993, Pharmacotheon: Entheogenic Drugs, Their Plant Sources and History viene tutt’ora ritenuto una delle opere più importanti nell’ambito degli enteogeni, in cui descrive minuziosamente oltre 1.000 piante e composti, e copre oltre mezzo secolo di lavoro sul campo. E in Ayahuasca Analogues (1995) identifica numerose piante in tutto il mondo contenenti gli alcaloidi armalinici della Banisteriopsis caapi e le piante contenenti dimetil-triptamina, ovvero i composti chimici alla base della pozione allucinogena sud-americana. Recentemente era stata anzi annunciata una “serie deluxe” composta da dodici suoi volumi in tiratura limitata, tra cui cinque nuovi titoli e cinque nuove edizioni di testi ormai esauriti. Libri OttInnumerevoli i suoi articoli specializzati, apparsi negli anni su riviste e testate di vario tipo, dal Journal of Cognitive Liberties ad Hight Times alla serie dell’Harvard Botanical Museum.

Viveva da tempo nell’area montuosa di Xalapa, nel Messico sud-orientale, dove curava un giardino botanico e un laboratorio di prodotti naturali. Laboratorio che nel 2010 venne distrutto, insieme agli effetti personali, a causa di un incendio doloso, mentre la maggior parte dell’enorme biblioteca sopravvisse per via del clima umido della foresta. Spesso in viaggio per partecipare a convegni ed eventi vari, nel corso della Breaking Convention 2023 aveva presentato fra l’altro una relazione sulle triptamine sciamaniche da fiuto. E appena tre settimane fa aveva tenuto una lezione al Seminario di “Drugology” (Storia delle droghe) organizzato dagli amici della Fondazione Lobelian.

Un approccio, quello di Jonathan Ott, serio e non speculativo al tema delle piante/sostanze, decisamente “all’europea”. Oltre ad essere sempre molto attento, finanche certosino, su nomi e definizioni (fondamentale il suo contributo per arrivare a coniare il termine “enteogeni”), come rivelano i suoi testi alquanto complessi. Nel tempo non sono neppure mancati contatti o collaborazioni con alcuni autori legati alla Sissc, oltre ad aver firmato un articolo originale sul numero 2 della nostra rivista Altrove (2000): Ayahuasca e analoghi dell’ayahuasca. Enteogeni universali per il prossimo millennio.

Da seguire i numerosi ricordi e testimonianze che continuano ad apparire sulla pagina Facebook della Jonathan Ott Appreciation Society.

Redazione

SISSC_NEWS N.5 (GIUGNO 2025)

Pronto il numero 4 (giugno 2025) della nostra newsletter mensile: brevi rilanci (con link e riferimenti alle fonti originali) su temi quali: ricerca scientifica e nuove terapie, riforme legislative e analisi multidisciplinari, uscite mediatico-editoriali e rilanci culturali, eventi dal vivo e discussioni online, e molto altro. Uno strumento agile e veloce per tenersi aggiornati sull’attualità (e stimolare eventuali conversazioni). Questo l’indice:

  • SISSC informa: verso il convegno annuale, Oltre n.2 e….
  • Origine della coscienza: nella mente o nel corpo?
  • Sondaggio USA su terapie psichedeliche e informazione 
  • Ripensare l’ipnosi
  • Nuove risorse online su etica e ricerca psichedelica 
  • Ricordo di Amanda Fielding
  • Repubblica Ceca: passa alla Camera l’uso terapeutico della psilocibina
  • Terapia con esperienze immersive in VR: vero o falso?
  • Dal “turismo sciamanico” allo sciamanesimo perenne
  • La coscienza vive al di là delle funzioni cerebrali?
  • Festival dell’Unione dei Popoli Indigeni

Disponibile il PDF integrale (3,3MB), da condividere variamente (citando la fonte SISSC):

Bernardo Parrella

I rischi del “turismo sciamanico”, e come evitarli

Il cosiddetto “turismo sciamanico” ha preso piede sul finire degli anni novanta, sull’abbrivio del revival globale degli psichedelici, con epicentro iniziale nella zona di Iquitos nell’area nord-est del Perù, raggiungibile solo per via aerea o fluviale tramite il Rio delle Amazzoni. La naturale espansione del fenomeno in questi anni ha portato al rifiorire di centri e strutture locali che offrono cerimonie (specificamente dirette a persone occidentali e gestite da curanderos autoctoni, a volte qualificati ed esperti, altre volte più o meno improvvisati e anche da molti “gringo”) a fini spirituali, personali o terapeutici, innescando una serie di problematiche sempre più evidenti. Dai casi di truffe economiche o finti sciamani agli abusi psicologici o sessuali fino ai rischi e pericoli legati all’assunzione indiscriminata di sostanze o pozioni locali dagli effetti imprevedibili. Un’ondata turistica presto rivelatasi un’arma a doppio taglio: beneficia molta gente del posto e mantiene viva la tradizione, ma produce effetti collaterali quali espropriazione culturale, porte aperte a investitori d’ogni genere e una corsa generalizzata al profitto facile. I costi per un fine settimana tutto compreso (ma viaggio escluso) sono ormai lievitati a diverse migliaia di dollari e non mancano le figure a dir poco equivoche, inclusi certi sciamani superstar.

AyahuascaSono parimenti cresciuti i rischi legati all’assunzione di varie sostanze e pozioni psicotrope, anche per via della tipica mancanza di assistenza medica in casi di bisogno. Non mancano infatti centri in cui si offrono “buffet psicotropi”, spesso somministrati nel giro di 24 ore e inclusivi delle più famose sostanze e piante amazzoniche (ayahuasca, yopo, San Pedro, kambo, bufo, etc.). Situazioni che a volte sfociano in vere e proprie tragedie annunciate. Già nel settembre 2015 ebbe ampia risonanza la notizia della morte per arresto cardiaco del 24enne australiano Matthew Dawson-Clarke, recatosi a proprie spese nel Kapitari Ayahuasca Retreat per “la curiosità di provare la medicina sacra”: sentendosi male, è uscito dalla capanna della cerimonia per poi svenire nella giungla circostante, senza che nessuno accorresse in suo aiuto. E pur a fronte di spazi online e del passa parola per la necessaria controinformazione riguardo l’affidabilità o meno dei vari centri e personaggi coinvolti – si veda ad esempio questo recente forum su Reddit – l’incremento esponenziale sia della domanda che dell’offerta ha portato a episodi tragici per quanto rari.

Analoghe le situazioni “importate”, con curanderos che girano il mondo con le loro  pozioni e/o “esperti” locali che propinano il fai-da-te. È il caso di due morti accidentali causate negli ultimi anni da questi mix con l’ayahuasca: Jarrad Antonovich, 46 anni, deceduto nell’ottobre 2021 dopo aver assunto ayahuasca e kambo durante un ritiro spirituale a Kyogle, in Australia; Brandon Begley, 22 anni, morto nel 2018 durante una cerimonia condotta dalla Soul Quest Ayahuasca Church of Mother Earth in Florida (USA), poi condannata lo scorso anno a pagare una penale di 15 milioni di dollari alla sua famiglia che li devolverà in beneficenza. Nell’agosto del 2024, un uomo ucraino aveva fatto a pezzi una donna russa sotto l’effetto della bevanda psicotropa. Ed è di questi giorni la notizia della morte di Aaron Wayne Castronova, nell’area amazzonica di Loreto, dove, ancora una volta, i gestori del centro hanno evitato di chiamare prontamente i soccorsi. Non a caso nel gennaio scorso l’ambasciata statunitense di Lima, capitale peruviana, aveva lanciato un formale invito ai propri cittadini a “NON ingerire o usare allucinogeni tradizionali, spesso chiamati ayahuasca o kambo”, seguito da un analogo avviso diffuso qualche giorno dopo dal Ministero della Salute del Costa Rica su uso e applicazione sia dell’ayahuasca sia dell’ibogaina, ricordando che trattasi di sostanze soggette alle restrizioni federali e al divieto di pubblicizzarne le “proprietà̀ curative”. Senza ovviamente dimenticare il caso di Alex Marangon, il 25enne ritrovato cadavere, in circostanze ancora da chiarire, sul greto del Piave a Vidor (TV) lo scorso 2 luglio, dopo essersi allontanato mentre partecipava a una cerimonia collettiva di tradizione amazzonica nota come Sol de Putumayo nell’abbazia duecentesca di Santa Bona.

Nello specifico va notato che Il kambo (che non rientra propriamente tra gli allucinogeni) già da solo può provocare effetti tossici su fegato, cuore e reni, mentre la combinazione con altre sostanze ne aumenta esponenzialmente i rischi. Armina ed armalina (alcaloidi indolici presenti nelle erbe per la preparazione dell’ayahuasca) sono solitamente sicure da sole, ma la combinazione con il 5-MeO-DMT può essere letale. Non avendo dei dati precisi sull’half-life dell’armalina non si sa quanto bisogna aspettare, ma per sicurezza si tende a distanziarle di almeno una settimana anche perché il rischio di psicosi, già molto comune con il 5-MeO-DMT senza MAO-I, è altissimo. Il rospo bufo non è tradizionale e nemmeno amazzonico, non ci sono culture che lo impiegano a scopo medicinale o rituale. Si è diffuso come sostanza ricreazionale in seguito alla pubblicazione di un opuscolo (The psychedelic toad of the Sonoran Desert) firmato da Albert Most, pseudonimo del texano Kenneth Nelson  pubblicato nel 1984 e rilanciato nel 2021 da Hamilton Morris nella sua popolare docuserie su Vice, dove si dettagliava altresì il processo di sintesi della molecola per ridurre l’impatto ambientale. Purtroppo c’è ancora chi fa finta di niente e continua a molestare i rospi…

Bufo bufoIn generale, quando si decide di imbarcarsi in un’avventura simile bisogna evitare chiunque non menzioni la possibilità di effetti collaterali, chiunque garantisca un effetto assolutamente positivo e chiunque mischi un po’ di tutto senza criterio. Nessuna cultura tradizionale fa niente del genere, tanto meno concentrato in un breve lasso di tempo. In definitiva, il problema (e il rischio) del “turismo dell’ayahuasca” non è qui o lì, bensì sempre il come. Anzi, partire per l’Amazzonia ed affidarsi a dei completi estranei è ben più rischioso che farsi spedire la pozione o simili accorgimenti. La stessa identità dei nativi non viene danneggiata da chi consuma a casa propria, bensì da chi decide di recarsi in questi centri che, punto importante, sono quasi tutti di proprietà di investitori o individui occidentali (inclusi alcuni italiani) che tendono a mischiare “quackery new age” con riti e tradizioni millenarie. Ed è cruciale informarsi al meglio sulla preparazione psico-fisica e verificare online tutti i dettagli relativi a quei centri, curanderos o altri soggetti direttamente coinvolti. Senza dimenticare l’eventualità di reazioni impreviste dovute a condizioni o medicinali pregressi.

Riflessioni e passi importanti per ribadire che – pur a fronte delle potenzialità terapeutiche degli psichedelici e delle “piante maestre”, con la necessità di proseguire la ricerca e la sperimentazione superando le attuali normative restrittive – trattasi pur sempre di sostanze (e cerimonie) non certo adatte a tutti. Meglio non cedere ai facili entusiasmi né abboccare ai miracoli psicoterapeutici: la prudenza non è mai troppa.

Redazione

SISSC_NEWS N. 4 (MAGGIO 2025)

Pronto il numero 4 (maggio 2025) della nostra newsletter mensile: brevi rilanci (con link e riferimenti alle fonti originali) su temi quali: ricerca scientifica e nuove terapie, riforme legislative e analisi multidisciplinari, uscite mediatico-editoriali e rilanci culturali, eventi dal vivo e discussioni online, e molto altro. Uno strumento agile e veloce per tenersi aggiornati sull’attualità (e stimolare eventuali conversazioni). Questo l’indice:

  • SISSC informa: pianificazione del convegno annuale e….
  • Nei rituali della Cultura Chavin si sniffava bufotenina
  • Resoconto del Forum Universitario sulla psichedelia
  • Presentazioni editoriali SISSC
  • USA: in aumento l’uso di ‘funghi magici’ (e del pronto soccorso)
  • Gli psichedelici allineano l’attività cerebrale al contesto esterno
  • Breaking Convention 2025: commenti e analisi
  • Codice della strada: si allenta la stretta sulle sostanze stupefacenti
  • L’integrazione, tema centrale di Psychedelic Science 2025
  • Psichedelici rimodellano il legame tra cervello e sistema immunitario
  • Le voci del Wisdom of the Leaf Coca Summit

Disponibile il PDF integrale (825KB), da condividere variamente (citando la fonte SISSC):

Bernardo Parrella

Sintesi della presentazione SISSC al Festival “Botanica”

Domenica 25 maggio scorso, nell’ambito del festival Botanica tenutosi a Sava (TA) – la cui pagina Facebook propone foto, video e altri rilanci – Gianfranco Mele e Roberto Bascià hanno presentato la rivista Altrove e il  libro di Cosimo Masciaro Le piante nella magia, nella stregoneria e nella medicina popolare.

Botanica è una rassegna di 3 giornate, comprendente eventi di vario genere, caratterizzata dalla presenza costante di esposizioni vivaistiche e di banchetti artigianali con gli utilizzi delle piante come comune denominatore. Si tratta di un evento piuttosto seguito, e anche per questo motivo vi è stata una grande partecipazione di pubblico. I partecipanti alla presentazione, erano numerosi ed interessati, coinvolti anche dalla comunicazione interattiva favorita dal conduttore Roberto Bascià.

Si è partiti con la proiezione del documentario “Papagna” di Christian Manno, per poi illustrare i contenuti della rivista e del libro.

Le proiezioni di diapositive che illustravano piante della flora spontanea ed i loro utilizzi ed impieghi, unitamente ad un banchetto sul quale erano stati posizionati una serie di esemplari della flora spontanea stagionale, e persino un piccolo spazio con un gioco a quiz sul riconoscimento delle piante e dei loro impieghi ed effetti, han fatto sì che i convenuti  potessero attivamente intervenire.

Nel complesso, data la tipologia dell’evento, è stato dato ampio spazio all’illustrazione del lavoro della SISSC nell’ambito della ricerca etnobotanica e dei relativi contenuti presenti nei vari numeri di Altrove.

 

 

Bernardo Parrella